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stories (IT)

Dimenticata dai ghiacci
Dolomiti Bellunesi
Pubblicato ad Aprile 2017 in Genius loci


“E’ un animale difficile…è un animale difficile”. Questo il ritornello con cui l’amico che mi accompagnava alla ricerca della civetta capogrosso commentava davanti ad un paio di birre l’ennesima serata di marzo spesa a girovagare fra boschi e vallate per ascoltarne il canto e sperare di comprendere qualcosa in più della vita misteriosa di questo fantasma dei nostri boschi di media ed alta quota. Quei suoni ipnotici riecheggianti dal profondo delle foreste, quelle atmosfere “boreali” generate dai profili di abeti scuri all’orizzonte, dai picchi rocciosi ancora coperti di neve appena visibili alle loro spalle, dai nitidi “cieli d’Orione”, dal profumo di inverno che finisce e di primavera che non è ancora cominciata, da strade che si interrompono all’improvviso davanti ad un cumulo di neve, hanno avuto l’effetto di aumentare nel mio immaginario la già irresistibile attrazione per questo straordinario relitto “dimenticato” dai ghiacci in ritirata verso nord e sopravvissuto nelle vallate dolomitiche più fredde ed umide. E poi quello sguardo perennemente basito, quella testa dall’abnorme disco facciale che può ruotare fino a 180 gradi o fare magicamente capolino da un foro in un vecchio tronco di larice, di abete o di faggio, risvegliavano in me ricordi lontani, legati a vecchi libri illustrati sfogliati decine di volte durante l’infanzia. E’ ormai il crepuscolo quando le ultime luci danno forma a quell’ombra sul ramo; è finalmente arrivato il momento in cui quell’animale tanto difficile da incontrare non è più soltanto un suono lontano nella notte, un disegno su un libro, la foto di qualcun altro…



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