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Ebbene sì, non avevo mai incontrato prima uno stambecco alpino. Certo gli inviti per andare a cercarlo non erano mancati durante precedenti trasferte nelle Alpi occidentali, ma in qualche modo avevo intimamente e irrazionalmente deciso che il primo incontro con un “montanaro” così speciale doveva avvenire nelle Dolomiti Bellunesi. E a queste longitudini le località popolate o meglio “ripopolate” dallo stambecco sono poche e relativamente difficili da raggiungere. L’occasione si è presentata nei giorni scorsi, complice la “quasi” totale assenza di neve (e delle conseguenti valanghe) fino alla quota dello stambecco (2000-2400 m) e l’insistenza di un paio di amici. Il primo incontro con un animale selvaggio in natura mi ha sempre affascinato: nonostante la precedente indigestione di migliaia di immagini e di centinaia di filmati e racconti, trovarselo davanti è sempre sorprendente. Ricordo ad esempio il mio stupore nell’osservare per la prima volta l’inattesa e per certi versi incredibile piccolezza di una civetta nana, piuttosto che il sussulto provato nel mettere a fuoco le strane macchie di cera giallo limone “colate” sul dorso della salamandra di Aurora o l’assoluta incredulità nell’osservare l’effettiva stazza e possenza di un gallo cedrone in carne ed ossa. Ricordo anche, con leggera amarezza, le emozioni che mi sono “bruciato”: la mia prima aquila osservata volteggiare in una voliera anzichè fra qualche picco innevato, così come la gioia smorzata nel vedere fare capolino la testa di una civetta capogrosso da una cassetta nido artificiale piuttosto che da un foro su un tronco contorto di un vecchio faggio. E mi sorprendo anche questa volta nell’osservare uno splendido maschio di stambecco; non me lo aspettavo così grande, con un pelo così folto e scuro; non avevo immaginato la mitezza di quello sguardo, ma soprattutto non mi ero prefigurato a sufficienza la “rugosità” e la lunghezza interminabile di quelle corna. Per il resto, dopo tanta fatica, le condizioni dell’incontro sono quelle che sognavo: mi trovo lassù, a tu per tu con il grande stambecco delle Alpi, tra cenge esposte e pareti verticali; posso osservarlo fare capolino da uno sperone roccioso a picco sopra ad un piccolo lago alpino completamente ghiacciato e, allargando lo sguardo, godere dello spettacolo a 360 gradi offerto dalle Dolomiti nell’aria tersa di una radiosa giornata d’inverno.