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Dopo una breve discesa attraverso un interessante bosco termofilo a prevalenza di carpino, alcune formazioni rocciose calcaree e la presenza di ricchi e variegati popolamenti di felci appartenenti ad almeno tre specie distinte, segnalano l’ingresso del “Bus del Buson”, un’incredibile forra “fossile” presente nella Valle dell’Ardo, nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Il passaggio dal bosco aperto a quell’angusto taglio nella roccia lungo circa 250 metri è improvviso e inaspettato. Le due profonde pareti di Biancone (questo il nome di quelle rocce calcaree) scorrono quasi parallele seguendo delle traiettorie sinuose che talvolta, nella parte più vicina alla volta si avvicinano fin quasi a toccarsi. Le linee parallele dei diversi strati sembrano le pagine di un vecchio libro e seguendole a volte si avverte l’impressione di aver imboccato un vicolo cieco; ma come per incanto improvvisamente si apre una nuova porta ed è possibile proseguire il viaggio ammirando i suggestivi giochi di luce creati dai raggi di sole che penetrano incerti rimbalzando fra le rocce. A metà strada, si apre una “stanza” molto più ampia con la volta adornata dalle sagome degli alberi che timidamente si sporgono in quella voragine. Questo capolavoro della natura è un vero “alveo fossile” inciso da un torrente sub-glaciale durante le fasi terminali dell’ultima glaciazione, circa 15.000 anni fa, quando la valle dell’Ardo, così come le altre valli parallele, era occupata da una lingua glaciale. Quel torrente, in seguito, ha completamente abbandonato il suo alveo scavandosene uno di nuovo posto oggi ad una quota di circa 150 metri più in basso e lasciandoci in dono questo suggestivo relitto geomorfologico sospeso a mezza costa e privo d’acqua.